PERCHE’ SI TENDE AD INGRASSARE?

La resistenza all’insulina è identificata come una risposta biologica alterata alla stimolazione insulinica dei tessuti bersaglio, principalmente il fegato, i muscoli e il tessuto adiposo.

L’insulino-resistenza compromette lo smaltimento del glucosio, determinando un aumento compensatorio della produzione di insulina delle cellule beta e dell’iperinsulinemia.

Le conseguenze metaboliche dell’insulino-resistenza possono provocare iperglicemia, ipertensione, dislipidemia, adiposità viscerale, iperuricemia, elevati marker infiammatori, disfunzione endoteliale e stato protrombico.

Prendendo a riferimento la definizione fatta dal National Center for Biotechnology Information, l’insulino- resistenza è associata a mancanza di attività fisica e porta a ingrassare, soprattutto nella zona dell’addome.

Oltre a questo, se non gestita correttamente, potrebbe evolvere in diabete o altre disfunzioni metaboliche, come la sindrome metabolica.

Con sindrome metabolica si intende un insieme di fattori che aumenta il rischio di malattie cardiache e altri problemi di salute, come il diabete e l’ictus.

I fattori di rischio sono tratti, condizioni o abitudini che aumentano la possibilità di sviluppare una malattia.

I principali fattori di rischio metabolici sono cinque. È possibile presentare anche solo uno qualsiasi di questi fattori di rischio, ma questi tendono a verificarsi insieme.

Solitamente, per poter parlare di sindrome metabolica, occorre presentare almeno tre dei seguenti fattori di rischio.

Circonferenza addominale superiore a 102 cm per gli uomini e 88 cm per le donne. L’obesità addominale è un fattore di rischio maggiore per le malattie cardiache rispetto ad avere grasso in eccesso in altre parti del corpo, come sui fianchi.

Elevato livello di trigliceridi. I trigliceridi sono un tipo di grasso che si trova nel sangue. Un livello di trigliceridi di 150 mg/dl o superiore è un fattore di rischio metabolico.

Basso livello di colesterolo buono HDL. L’HDL è chiamato colesterolo “buono”, perché aiuta a rimuovere il colesterolo dalle arterie. Un livello di colesterolo HDL inferiore a 50 mg/dl per le donne e inferiore a 40 mg/dl per gli uomini è un fattore di rischio metabolico.

Doctor/nurse checking blood pressure with sphygmomanometer gauge in focus.

Pressione sanguigna alta. La pressione sanguigna è la forza del sangue che spinge contro le pareti delle arterie quando il cuore pompa il sangue. Se questa pressione sale e rimane alta nel tempo, può danneggiare il cuore e portare all’accumulo di placche. Una pressione sanguigna di 130/85 mmHg o superiore è considerata un fattore di rischio metabolico.

Glicemia elevata a digiuno. La glicemia leggermente alta può essere un segno precoce di diabete. Un livello di zucchero nel sangue a digiuno di 100 mg/dL o superiore è un fattore di rischio metabolico.

Il rischio di sviluppare la sindrome metabolica è strettamente legato al sovrappeso e all’obesità e alla mancanza di attività fisica.

Oltre a questo, la genetica e l’età avanzata sono fattori che possono giocare un ruolo nel causare la sindrome metabolica.

Secondo le statistiche, la sindrome metabolica sta diventando più comune a causa di un aumento dei tassi di obesità tra gli adulti.

È possibile prevenire o ritardare la sindrome metabolica, soprattutto attuando dei cambiamenti nello stile di vita.

Non è mai facile cambiare le abitudini, ma credimi che non è impossibile.

Ci vogliono pazienza e costanza. Ricordati che i risultati non sono immediati, ma con questo non devi scoraggiarti.

Il modo migliore per prevenire la sindrome metabolica è quello di adottare cambiamenti nello stile di vita.

Questo comporta un approccio olistico comportamentale, di educazione, di aumento dell’attività fisica e modifica della dieta. Anche solo una modesta perdita di peso – dal 7% al 10% del peso corporeo – si traduce in una diminuzione della massa grassa, della pressione sanguigna, dei livelli di glucosio, di lipoproteine a bassa densità e trigliceridi nel sangue.

Questi benefici possono anche tradursi in un miglioramento della qualità della vita a lungo termine, soprattutto se la perdita di peso e le alterazioni dello stile di vita vengono mantenuti.

Attuare modificazioni ai propri comportamenti ed abitudini, significa:

– seguire un’alimentazione in grado di tenere sotto controllo la pressione sanguigna, il colesterolo e i livelli di zucchero nel sangue;

– raggiungere un obiettivo di peso sano;

– gestire lo stress;

– aumentare l’attività fisica;

– smettere di fumare;

– ridurre l’alcol.

 

 

 

 

 

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